Il concetto di empatia è oggetto oggi di riflessioni e dibattiti per vari motivi che lo pongono al centro dell’attenzione degli psicoterapeuti. Un primo motivo è legato all’interesse per i fattori che favoriscono il cambiamento nel processo terapeutico: appare sempre più evidente che al di là della correttezza delle tecniche utilizzate, un fattore spesso decisivo è rappresentato proprio dal canale empatico che si stabilisce tra terapeuta e paziente e che fa delle stessa relazione terapeutica un elemento essenziale di trasformazione.
Le tecniche sono dunque necessarie (e da esse non si può prescindere), ma non sufficienti se manca quel “qualcosa in più” di cui parla Stern, spesso affidato al linguaggio analogico dei gesti, delle posture, degli sguardi, che garantisce lo scambio e la partecipazione emotiva.
Ma vi è un altro motivo che rende particolarmente attuale il problema dell’empatia: esso viene dalle neuroscienze e dalla scoperta dei meccanismi neurobiologici che sottendono l’empatia, in particolare la funzione dei neuroni a specchio (evidenziati del gruppo dell’Università di Parma di Rizzolatti e Gallese) che attivano meccanismi di rispecchiamento dello stato emotivo dell’altro. Essi propongono, dunque, l’esistenza di una sorta di predisposizione neurobiologica all’intersoggettività e creano le condizioni per una sintonizzazione affettiva.
Queste tematiche saranno discusse nel corso del Convegno da sei terapeuti sistemici provenienti da vari paesi d’Europa e d’America, che costituiscono da anni un gruppo in cui la condivisione di interessi e lo scambio di esperienze si uniscono a legami di stima e di lunga amicizia.
Nel pomeriggio del secondo giorno il dibattito ai allargherà a rappresentanti di altri orientamenti psicoterapeutici (psicoanalitico e cognitivista), riuniti in una tavola rotonda che celebrerà un anniversario: i 35 anni della Rivista PSICOBIETTIVO, che del confronto tra indirizzi psicoterapeutici diversi ha fatto da sempre la base del proprio impegno culturale.
Luigi Onnis