Workshop

‘Il modello del terzo assente in terapia familiare’

e l’elaborazione del lutto

workshop il terzo assente - lutto in psicoterapia

Il Report

Un nuovo punto di vista per affrontare il tema del lutto in terapia familiare

Qualche giorno fa la Scuola di Psicoterapia sistemico-relazionale IEFCoS ha organizzato a Roma un workshop invitando una delle maggiori esperte in terapia familiare Edith Goldbeter . Il titolo dell’evento era ‘Il modello del terzo assente in terapia familiare’. Il nodo centrale è stato quindi il lutto e la sua elaborazione. A distanza di qualche giorno dal suo svolgimento mi capita di ripensarci… Ci sono dei concetti che mi ronzano per la testa… E così mi chiedo: “Perché?” Se provo a dare una spiegazione razionale ho  tutta una serie di valide motivazioni: “il workshop era interessante”; “forniva la spiegazione di un modo di operare valido”; “la docente offriva una serie di esempi portati direttamente dalla sua esperienza clinica”; “il modo di intendere lo psicoterapeuta è nuovo e illuminante”; ecc. Ma è solo questo? Forse no. Forse se provo ad approfondire un po’ questa strana sensazione che mi accompagna dal seminario… Magari non sarò l’unico che si è trovato a riflettere sui contenuti del workshop  ma se accettassi il punto di vista auto-centrico potrei tirar fuori la storia che mi ha coinvolto direttamente e dirmi che mi trovo solo io in questa situazione. … ma sarebbe realistico? Quante domande. E tutte venute a galla solo per aver seguito questo workshop. Perché? Perché il tema dell’elaborazione di un lutto, sia esso legato alla morte o all’allontanamento di una persona, è una di quelle situazioni in cui tutti ci siamo trovati (e ci troveremo in futuro).   e-goldbeter-psicoterapia-roma-6-7-giugno-04Vediamo allora di cosa si è parlato. In primis ovviamente dell’elaborazione del lutto. Le reazioni e i vissuti messi in moto da un simile avvenimento, tendono con il tempo ad essere ‘assorbite’ ed elaborate. Ma come lo facciamo? Riusciamo davvero ad elaborarlo definitivamente? La risposta più ovvia sarebbe: Si. Ma la modalità ed i  tempi variano da persona a persona e anche da un sistema familiare all’altro. Molte volte nelle famiglie e negli individui si riscontra un particolare ‘alone’, un qualcosa di difficilmente definibile, che risulta quasi un ‘peso’ (un posto lasciato vuoto e non facilmente  riempibile) e che condiziona in modo non palese l’andamento della vita e dell’evoluzione di quel sistema. Il workshop, iniziato con un escursus storico relativo alla concettualizzazione del lutto (da Freud al DSM V), ha mostrato (con esempi pratici) come molto spesso lo psicoterapeuta sia investito del gravoso compito di ricoprire quel determinato posto. Lutto i report della giornata organizzata da IEFCos con goldbeter-psicoterapia-roma-6-7-giugno-02 Come accade prima dell’incontro con il terapeuta, la famiglia (o la singola persona) arriva ad un punto tale di malessere (che può palesarsi in qualsiasi modo, dal comportamento sintomatico del figlio, a quello di un genitore), che non è più in grado di gestire. La famiglia inizia così a sentire di non avere più gli strumenti necessari per gestire la crisi che sta vivendo. Si rivolgono così ad uno psicoterapeuta, con un mandato esplicito di cura, ma anche con uno implicito di ‘sostituzione’ dell’assente. Il percorso psicoterapeutico diventa quindi quello legato ad una elaborazione funzionale di questo lutto. Ma funzionale a cosa? Al riattivare le risorse del sistema e al permettergli di riprendere la sua naturale evoluzione. Sempre rispetto all’elaborazione del lutto, si sono poi centrate le fasi del suo svolgimento: 1) di paralisi angosciata; 2) di ricerca della persona persa; 3) di realizzazione della realtà dell’accaduto; 4) di riorganizzazione E degli elementi favorenti o bloccanti il processo di elaborazione: a) accompagnamento precedente la separazione; b) età della persona che non c’è più; c) tipo di scomparsa; d) posizione che la persona ricopriva nella famiglia; e) apertura/chiusura del sistema familiare; f) presenza di un luogo fisico in cui elaborare il lutto. e-goldbeter-psicoterapia-roma-6-7-giugno-05 Dopo gli elementi teorici, il workshop, con l’ausilio di casi clinici portati da allievi e docenti, ha poi mostrato come metterli in pratica. Tutto così semplice? No, perché comunque in un tema delicato come il lutto, come psicoterapeuti ci si trova a vivere il dolore della famiglia, ed è forse questo l’aspetto più difficile da gestire. L’aspetto a cui dare grande attenzione con il massimo rispetto verso il vissuto che ciascuno porta (anche il terapeuta).

Gianpaolo Bocci

Riferimenti Bibliografici

Edith Goldbeter-Merinfeld, Il lutto impossibile. Il modello del terzo pesante in terapia familiare, Franco Angeli, 2014