[fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][fusion_text]Mi piace immaginarla così questa nuova e recente fase della psicologia, come la scoperta di un nuovo mondo. Perché? Forse perché il viaggio, con le sue incognite e i suoi imprevisti, ma anche con il bagaglio di certezze che si porta dietro, è un’ottima metafora dei periodi di transizione.
Abbiamo una certezza assoluta di dove arriveremo? Fortunatamente no!
Questo è ciò che è capitato anche me tempo fa. Dopo alcuni anni di lavoro nel territorio della psicopatologia degli adulti, mi sono fermato e mi sono chiesto: “Cosa c’è oltre?“. E’ nato tutto da un’inquietudine, da una sensazione di mancanza, alla quale ho provato a dare una risposta. All’inizio era troppo indefinita, troppo impalpabile per riuscirne a cogliere subito l’essenza e a capire quale fosse la via per raggiungerla. Come molti degli inizi creativi (creativo perché è un vero e proprio atto volto a reinventarsi, avendo il coraggio e l’incoscienza di tirar fuori vecchie passioni sopite e vecchi interessi amalgamandoli con l’età e l’esperienza, correndo il rischio di vederli naufragare), è stato oscuro, alla ricerca di un qualcosa che era solo abbozzato e che rispondeva alla certezza (o al sogno?) che c’era dell’altro oltre la mappa che avevo disegnato fino a quel momento. Il mondo noto iniziava a starmi stretto, iniziava a non lasciarmi più così soddisfatto come all’inizio. E allora ho iniziato a consultare delle mappe più ampie (disegnate da altri) e ho scelto di fare scalo in un porto sicuro, uno di quelli che pur presentandoti nuovi elementi ti permettono di mantenere la sensazione competenza. La prima tappa del viaggio si è quindi conclusa con un Master in Risorse Umane. Già in questa fase ho scoperto nuovi territori e nuove popolazioni, con linguaggi e culture differenti. I nuovi elementi di questa mappa li ho rapportati a quelli precedenti, scoprendo modi diversi di leggere ed affrontare le situazioni. Parte del lavoro del passato ha iniziato ad assumere una nuova forma.
Che peccato non averle avute prima quelle conoscenze!
E così mi ero già spostato in un altro mare, anzi in un’altro oceano. Mi sono reso conto che potevo coniugare le conoscenze antiche con quelle recenti e che potevo utilizzarle per dedicarmi alla formazione. E poi? Poi c’è stata una rapida generalizzazione di questa nuova modalità combinatoria e ho iniziato a far interagire i vari territori per scoprirne le potenzialità.
Ma poi altri interrogativi: “Come fare il passo successivo?“; Quale il prossimo approdo?”
E così basandomi su alcuni aspetti che mi avevano colpito ho iniziato ad approfondire il coaching e quegli strani oggetti noti come ‘soft skills’. Ho iniziato così a pensare a come passare questi nuovi insight e sono approdato in un ulteriore scalo: il Web.
Cos’è? Come funziona? Perché è importante?
La naturale conseguenza è stato il vedere il web come possibile mezzo di sviluppo e promozione. E poi? E poi il marketing; il personal branding; e via così, quante aree affascinanti! E così, tornato in patria il mio mondo non appariva più nel medesimo modo. Mi sono guardato intorno per capire meglio il paese in cui vivo (il contesto) e per realizzare nuovi progetti che rispondessero ai miei nuovi obiettivi.
Ho visto persone meno preparate di altre tenere conferenze e fare corsi strapieni e mi sono chiesto come facessero, perché ci si rivolge a loro invece di andare da uno psicologo che ha quelle e ben altre conoscenze e competenze; ho visto personaggi che sfioravano la cirlataneria, improvvisarsi in attività che uno psicologo saprebbe fare meglio e con più coscienza; ho sentito persone dirmi che in periodi di crisi è meglio stare fermi, non fare nulla e attendere che passi (una sorta di struzzo antropomorfizzato). Ho visto organizzazioni (sistemi) agonizzanti eppure bloccati e restii a qualsiasi cambiamento di sorta, che avevano preso la deriva peggiore: quella della morte per eutanasia.
Mi sono detto che non si poteva andare avanti così e che forse un piccolo contributo avrei potuto darlo anche io.
A questo punto, se fossi dalla tua parte, mi chiederei: “perché dovrei partecipare ad un seminario come questo?”
Posso darti solo la mia risposta personale, che inevitabilmente sarà diversa dalla tua:
“perché credo nella mia professione e ho il desiderio di poter partecipare al suo viaggio evolutivo“.
Ti aspetto,
Gianpaolo Bocci[/fusion_text][/fusion_builder_column][fusion_builder_column type=”3_5″ last=”no” spacing=”yes” center_content=”no” hide_on_mobile=”no” background_color=”#72d5cd” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” background_position=”left top” border_size=”0px” border_color=”” border_style=”solid” padding=”” margin_top=”” margin_bottom=”” animation_type=”” animation_direction=”” animation_speed=”0.1″ class=”” id=””][fusion_text]
Sei interessato a conoscere gli strumenti web più adatti alla tua professione?
Leggi il report del seminario
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