FARINELLI GEOGRAFIA EINAUDI 2004
3 Ogni libro di geografia (di psico-logia, -terapia, -patologia) si riferisce fin dall’inizio al mondo intero (al mondo intero di una persona, di una famiglia, etc.) cerca di afferrare e portare con sé la totalità dei fatti.
Ma è impossibile abbracciare il mondo, la “balla” secondo Tolomeo, che diventa infatti:a) fandonia, fantasia,b) sbornia dionisiaca.
Cosi che solo con la fantasia o l’incoscienza si possa pensare di abbracciare un mondo.
4 Ci hanno insegnato a ridurre il mondo a mappa, a logica cartografica, a un piano senza più profondità; ci hanno insegnato a fare le cose senza più avere memoria del loro significato.
Come Ulisse e i suoi compagni accecano Polifemo, il mostro dal pensiero illogico, il mondo prima di ogni ragione.
5 Cosi con l’introduzione della sintassi rettilinea e di un centro, il mondo può finalmente trasformarsi nel suo modello.
6 Il mondo viene ridotto alla terra, la terra alla sua superficie e questa a una tavola.
Dal MONDO = complesso, relazioni al cui interno si svolge la vita umana,
alla TERRA come corpo celeste,
alla TERRA come ecumene, parte conosciuta per cui si possiede un linguaggio.
Se questa riduzione passa inavvertita diventa incontrollabile.
7 Solo pochi la ricordano,ad es. RITTER “Ogni analisi il più possibile oggettiva dipende da un punto di vista, da un punto di controllo ideale, si regge su di una scelta di valori assolutamente soggettiva e non scientifica, perché prima di essere scienziati si è uomini che vivono in società”.
Dal suo punto di vista “umano” “chiede” alla terra i criteri per la sua descrizione. Cosi le regioni visibili diventano la terra. Come uno specchio.
Invece per il il mondo terra saggiamente i greci avevano due nomi:
- GE, GAIA che brilla, superficiale;
- CTON profondo, oscuro, sotterraneo.
8 GE evidente, chiaro, superficiale, orizzontale.
CTON invisibile, oscuro, profondo, interno, verticale.
La geografia è una conoscenza che corrisponde al primo modo; non è l’unico ma per averla si paga un prezzo, vedi l’uccisione di Dioniso.
9 Dioniso il dio della vita senza interruzioni e limiti, intesa come infinito e inseparabile processo, il dio che oscilla e dondola viene ucciso quando il suo viso coperto di gesso si specchia e ridotto a superficie non si riconosce. Con le lame dei Titani che lo uccidono, simbolicamente si creano i contorni, i limiti, le linee che separano e definiscono le cose, lame che sono e definiscono i nostri concetti.
Con una tavola superficiale (lo specchio) Dioniso viene sorpreso e ucciso, su una tavola orizzontale viene ricomposto da suo fratello Apollo dio della misura.
ALTARE= prima carta.
La conoscenza orizzontale nasce, presuppone un sacrificio, l’uccisione del vivente.
10 una conoscenza alternativa è quella RICORSIVA, dei miti, in cui le cose si annidano una dentro l’altra (v FRATTALI) vedi nascita di Dioniso, che mette in cinta Arianna da cui nasce Dioniso, conoscenza che solo recentemente sta riaffiorando.
11 La conoscenza geografica invece inizia prima a descrivere i
LUOGHI parti del mondo che non assomigliano a nessun altro, e poi li trasforma in SPAZIO (da STADION misura standard) in cui tutte le parti sono soggette alla stessa regola astratta (vedi scala delle carte).
12-13
La riduzione dallo sferico al piano avviene con la proiezione che presuppone un soggetto fisso, una conoscenza ridotta a visione, e realizza un piano continuo, omogeneo, misurabile.
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la conoscenza della superficie terrestre è sempre stata indirizzata alla riduzione dei tempi di percorrenza. In vari imperi – vari sistemi stradali.
Ma fino al 600 sulle carte non c’erano le strade che seguivano i fiumi, dal 700 sulle carte le strade compaiono perchè via via si autonomizzano dal paesaggio naturale . Prima le carte erano la copia del mondo, rispecchiavano le relazioni di cui il mondo (culturale e naturale) si componeva ( quindi anche religiose e filosofiche) ed erano il ritratto, l’autoritratto della cultura che produceva il ritratto.
Con la modernità il mondo è ridotto a immagine, è la terra che deve divenire copia della carta, la carta prevale sul mondo.
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Per tutto il Medioevo prevale l’idea di LUOGO, ognuno con la sua propria misura, nessuna è standard, non c’è l’idea di velocità. Nel muoversi a piedi luoghi e giornate coincidono con l’esperienza irreversibile del cammino (vedi Marco Polo che non pensava, partendo, di tornare).
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Solo lo SPAZIO che è uniforme e continuo implica la velocità e il ritorno (vedi Cristoforo Colombo).
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Riassumendo, l’evoluzione epistemologica cui assistiamo vede la verità trasformarsi in certezza della rappresentazione, cioè in scienza, il cui rigore deriva direttamente dalla rigidità cadaverica del corpo di Dioniso.
Sempre secondo Ritter “Le carte stanno all’essenza del mondo come l’anatomia del cadavere sta alla sostanza vivente del cuore”.
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LABIRINTO è il prodotto della trasformazione del mondo tridimensionale in terra bidimensonale, del collasso delle strutture verticali in dimensioni orizzontali ricorsivamente disposte l’una dentro l’altra. E nel labirinto, dominato dalla ricorsività non c’è centro e non c’è spazio. Solo Teseo misurandolo lo trova.
Il labirinto fa paura perché non si può rappresentarlo, si può solo pensare. Se lo si rappresenta non è più labirinto. Nel labirinto pensiero e rappresentazione sono inconciliabili e anche la superficie del globo è un labirinto in cui ogni punto è in centro.
Il labirinto è l’”ombra” della trasformazione cartografica.
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L’immagine cartografica con linee rette e centro funziona solo perché immobilizza il soggetto della conoscenza, egli diventa la copia del cadavere di Dioniso.
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evoluzione della rettificazione del mondo:
1720 costruzione del meridiano di Parigi, la terra diviene copia della sua copia.
1700 rettificazione strade.
1800 strade ferrate.
1900 autostrade.
La linea retta dapprima virtuale, immaginaria, simbolica, diviene reale, attuale, concreta, per poi tornare virtuale negli ultimi 50 anni.
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Nella logica cartografica
geo-metria vuol dire che il metro, (creato a Parigi nel 1791, standard universale)
la misura è la terra come
geo-grafia vuol dire che la scrittura geografica è la terra.
Questo perché i modelli geometrici euclidei sono serviti non solo a descrivere il mondo ma a costruirlo, a rendere visibile l’invisibile (il progetto), anche se si crede il contrario.
MANDELBROT “I matematici sono innamorati, sono cosi innamorati dei modelli che adoperano da non ricordarsi più che sono solo modelli e li scambiano con la realtà”.
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L’evoluzione è dal concreto, particolare, specifico,( il LUOGO), all’astratto, universale, standard, arbitrario( lo SPAZIO).
Vedi ad es. la triangolazione con il passaggio da proiezione terrestre specifica a proiezione su corpi celesti. La vista si sostituisce al passo.
Vedi ad es. la semiotica con il passaggio da SIMBOLO (originariamente un oggetto concreto spezzato in due metà di cui ognuno ha una metà che simboleggia la relazione) a SEGNO.
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Invece Anassimandro, che per primo sette secoli prima di Cristo aveva rappresentato la terra su una tavoletta, diceva che esistono LE COSE e le COSE CHE SONO. Le prime non possiamo conoscerle (cose in sé) e corrispondono al significato. Noi possiamo conoscere solo le seconde, ma non direttamente, solo con i sensi. Ciò che noi vediamo, conosciamo è quindi l’apparenza dell’apparenza delle cose, l’apparenza delle “cose che sono”.
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Si apre qui la via alla riduzione della conoscenza alla descrizione della rappresentazione geografica, cartografica (fino alla fotografia stellare)
PIERCE indica un analoga evoluzione epistemologica organizzata in tre tipi, livelli gerarchicamente organizzati (il 2° presuppone il 1° etc) di conoscenza.
33 A) ICONA basato sulla somiglianza (vedi mappa geografica).
Ma è la relazione iconica (lo sguardo iconico) che “crea” la somiglianza non viceversa. Questo è il passaggio centrale in cui si nega l’osservatore, presupponendo una “somiglianza” naturale, oggettiva.
B) INDICE qualcosa è indice di qualcos’altro per relazioni causali, tempo/spaziali.
C) SIMBOLO che è la relazione astratta, iconica tra due sistemi di indici.
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Talete misurando l’altezza (dimensione nascosta) delle piramidi con la relazione iconica con i triangoli inaugura questo processo per cui
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si è sempre creduto che la geografia fosse il sapere relativo a DOVE le cose fossero senza accorgersi che nel suo processo generativo in realtà la geografia decideva CHE COSA le cose fossero e COME le si poteva conoscere. E lo decideva in modo silenzioso e implicito.
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Attualmente la visione cartografica è in crisi sia per motivi epistemologici sia perché il mondo globalizzato non obbedisce più alla logica della mappa, al principio dell’unicità del centro, alle attività interpretabili in termini spazio-temporali.
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Riprendendo Pierce quindi
Il LUOGO si riferisce alla relazione iconica, al soggetto conoscitivo ancora protagonista;
lo SPAZIO alla relazione indicale, corrisponde alla distanza, alla misura oggettiva;
il TERRITORIO (in cui le parole TERRA e TERRORE si mescolano) corrisponde alla relazione simbolica, in cui lo spazio è gestito dal potere politico economico.
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Possiamo osservare questa evoluzione nel rapporto tra geografi e abitanti dei luoghi; per i primi dare un nome arbitrario per es. ad un monte all’interno di un mondo conoscitivo cartografico è la cristallizzazione di una relazione.
Ma “i nomi sono risate impietrite” (Horkeimer e Adorno) V. Monte Somia – “So mìa”.
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Ulisse rappresenta la mentalità cartografica che con il trucco del nome “Nessuno” e l’accecamento di Polifemo inaugura, fonda lo spazio, la relazione indicale, in cui il luogo, il soggetto, la relazione soggettiva si perde e si nega.
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Per COSGROVE l’INSIDER che vive in un luogo, non da nomi, non vede paesaggi,non vede differenze; l’OUTSIDER viene da fuori, dà nomi, vede diversi paesaggi.
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Il PAESAGGIO è un modo di vedere e vedersi ancora iconico, legato e derivante da luoghi e soggetti unici.
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Von Humboldt: tre stadi filo e ontogenetici
- della conoscenza
- del rapporto conoscitivo UOMO-AMBIENTE.
- EINDRUCK suggestione, impressione estetica: dove DRUCK è impressione, l’anima umana è il foglio bianco su cui i caratteri del paesaggio si imprimono; e EIN è I) individualità singolarità del soggetto conoscente; II) tendenza del soggetto a creare totalità percettive.
- EINSICHT analisi razionale scientifica, di ciascun elemento. L’EIN riguarda l’oggetto non più il soggetto.
- ZUSAMMENHANG mutua interdipendenza dei vari elementi e punti di vista, dove si cerca la sintesi perduta in b).
b) presuppone a) e c) presuppone b) c) = assimilabile all’approccio della complessità
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Von Humboldt usa il concetto di paesaggio per contribuire al paesaggio della cultura borghese tedesca dal livello contemplativo artistico (a) a quello scientifico (b).
48-49
Ogni volta si guardi il mondo dal punto di vista paesaggistico, si sviluppa una progressiva perdita di chiarezza via via che la distanza aumenta. E’ dalle montagne (simbolo di libertà) che lo sguardo paesaggistico si rivolge al mondo, esprimendo e contemporaneamente derivando dal carattere fatalmente incompleto,strutturalmente incompiuto di ciò che sappiamo.
A questo livello OGGETTO E SOGGETTO hanno la stessa vaporosa e indefinita forma. La bruma di tanti quadri paesaggistici, rappresenta ed esprime una conoscenza soggettivamente e socialmente fondata. Fondamento che poi si perde, con il passaggio dall’arte alla scienza.
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Paesaggi e conoscenza come rappresentazione.
Fino all’800 guardare un paesaggio restituiva il senso funzionale delle relazioni di vicinanza. C’era relativa corrispondenza tra mondo e rappresentazione.
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Nel 900 il rapporto funzione-vicinanza progressivamente si fa più sottile, più astratto, meno concreto e riconoscibile. La vicinanza non significa quasi più nulla.
Oggi con la globalizzazione le relazioni spaziali visibili non corrispondono più a quelle funzionali. La conoscenza come corrispondenza del mondo alla sua rappresentazione si perde.
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Nei quadri di C. D. FRIEDRICH 1) IL SOGGETTO fa parte del paesaggio è un osservatore interno al sistema osservato 2) la visione è sempre limitata vincolata ad un punto di vista.
Con la geografia spaziale l’esistenza del soggetto conoscitivo è abolita e la geografia si propone come scienza oggettiva non più dipendente dall’intenzione, dal progetto di un soggetto. Si liquida cosi la possibilità di riflessione sui propri fondamenti. Il processo conoscitivo si trasforma nelle cose da conoscere, si cosifica.
58-59
KANT che scriveva di filosofia ma insegnava geografia chiamava la Critica della Ragion Pura la geografia della ragione, “la geografia dello spazio buio del nostro intelletto”. Egli distingueva tra conoscenza per classificazione logica, per affinità astratte, formali, in cui (v. tassonomie) cose diverse deportate dal loro contesto sono riunite; e conoscenza per classificazione fisica contestuale in cui le cose sono studiate nella loro coesistenza e percepite nel loro complesso, come nel paesaggio.
60-61
Nella conoscenza scientifica sparisce ogni coscienza della precedenza e della attività costitutiva del modello, del soggetto rispetto all’oggetto, dell’intenzionalità rispetto alla conoscenza. Per LEIBNIZ era impossibile percepire il mondo senza allo stesso tempo giudicarlo. Invece nella geografia, dando per scontato, per implicito ad es. il concetto di paesaggio, si resta a descrivere tipi ideali di paesaggi (inesistenti) a cui la realtà più o meno si approssima. (V DSM IV) senza alcuna capacità esplicativa.
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Cosi il paesaggio viene ridotto da modo di vedere, da atteggiamento dell’osservatore, a insieme di elementi, da veicolo di un progetto sociale, da senso del mondo a collezione di cose, da soggettiva percezione a oggettivo complesso di forme. (ES. le Piantate tre livelli: 1. albero; 2. arbusto, 3. erba; espressione della mezzadria.)
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E non essendo più esplicativo ma solo descrittivo il paesaggio resta muto.
Perché esso, il visibile, è spesso conseguenza di ciò che non si vede.
Es. relazione tra culti solari e orientamento dei campi.
Es. influenza diversi codici giuridici ereditari.
Es. influenza esistenza o meno del libero mercato.
Es. influenza delle città, del capitale sulle campagne.
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Come dicevano a teatro – “Cercare la vita significa cercare le forme ma cercare le forme significa trovare la morte”.
E la tavola geografica che non spiega nulla è la morte della conoscenza.
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Peraltro il modello rappresentazionale, modernista salta con i processi di smaterializzazione della realtà per cui l’attività del mondo non dipende più da quel che possiamo vedere. Non c’è più un riferimento concreto che possa ancorare l’astratto. E’ saltato l’ordine visibile rappresentazionale.
70-71
Secondo Mc LUHAN si ha un’evoluzione
- dallo spazio acustico pre alfabetizzato
- a quello visivo alfabetizzato, lineare segmentabile, omogeneo, in cui il globo diventa spazio misurabile con standard
- a spazio sonoro post alfabetizzato post spaziale dove lo standard, la misura si perde.
72-73
Pensare in modo post moderno che si abiti un linguaggio (perché il linguaggio dà la possibilità di dare i nomi alle cose, nomi standard, in senso moderno) vuol dire dimenticare che prima di una lingua si abita il mondo o dare per scontato che si abita non il mondo ma la sua tavola geografica.
74-75
La GEOGRAFIA GENETICA ha proposto due risultati: 1) più distanza geografica meno somiglianza genetica; 2) alta correlazione tra evoluzione genetica e linguistica DNA e lingua sono trasmessi da GG a FF. es. Europa 40 zone linguistiche-genetiche divise da 33 barriere in cui sembra che sia la barriera linguistica a rafforzare l’isolamento genetico. Sembrerebbe che il linguaggio prevalga (si abiti un linguaggio) MA 18 barriere coincidono con barriere fisiche e negli altri casi vi sono ragioni culturali, religiose, politiche che complessificano la spiegazione. In ogni caso si abita prima il mondo.
76-77
Ogni spiegazione univoca e rigida è perdente vedi centralità del GENE come mappa linguistica con struttura e funzioni coincidenti. Invece la realtà è più complessa di molti ordini di grandezza.
A.POPE – “Ricercare la vita in qualcosa che è stato fatto a pezzi, sezionato, è impresa vana, perché significa perderla nell’istante stesso in cui si crede di trovarla.”
78-79
Anassimandro che per primo fece un’immagine geografica fu accusato di empietà per aver passato il limite consentito ai mortali perché
- la rappresentazione è dall’alto come solo agli dei è consentito
- ha paralizzato ed ucciso la natura che è continua crescita e movimento e vita.
Il MAPPING si basa su una doppia fiducia
- che a ogni cosa si possa assegnare un solo posto
- che ogni parola abbia un solo significato.
Nella vita complessa ciò non è. La mappa non uccide solo la terra ma mortifica anche il linguaggio irrigidendo l’oggetto, il modo di riferirsi ad esso e quindi il soggetto.
80-81
in ANTROPOLOGIA la rivoluzione della complessità ha ridato libertà di movimento al soggetto che non è più espressione di un campo delimitato ma di un processo dinamico di relazione, interazione.
La migrazione, il cambiamento è la pratica costitutiva dell’identità del soggetto e di ogni espressione culturale.
82-83
Fino al 700 il geografo era ritratto a corte piegato sulle carte, dall’800 è ritratto all’aperto, mobile, incompiuto, alla ricerca. Si recupera il movimento.
RITTER “Non si può non avere una teoria. La teoria precede e governa tutto il cammino epistemologico che funziona solo nel riconoscimento della propria determinazione storica e sociale.”
84-85
Poi con il positivismo la carta torna ad essere un formidabile dispositivo ontologico, un silenzioso strumento per la definizione implicita, non sottoposta a riflessione, della natura delle cose.
Descrivere, definire e classificare, dunque dedurre.
86-87
In ogni carta la scelta di cosa inserire e come è arbitrario ma è nascosta, data per implicita, naturale.
88-89
GEOGRAFIA QUANTITATIVA. Si deve partire da fatti che sono solo le osservazioni che si possono ridurre a quantità e misurare. Il punto di arrivo di una scelta e di una intenzione storica e culturale viene assunta come FATTO.
90-91
Non è la mappa a derivare dai numeri, è il contrario.
Es. Lo Zero: lo zero deriva, nel suo cerchio vuoto, dall’orma lasciata dalle pietre circolari sulla tavola di calcolo ricoperta di sabbia. Lo zero sta per la parte di tavola non occupata dalle pietre ovvero è la tavola stessa.
92-93
Come lo zero (“Lo zero diventa ciò che gli si aggiunge” MAHAVIRA) così la tavola così la mente non ha valore in sé ma attraverso la propria esistenza dà valore ad ogni altra cosa. Forse Pitagora non ha inserito lo zero nella sua tavola perché era consapevole che la tavola stessa era il grande nulla dal quale ogni notazione proviene.
94-95
La vita è MOVIMENTO. Lo scontro tra Ulisse e Polifemo è lo scontro tra chi agisce in termini politici (leggi, assemblee e città) e chi con la violenza, tra chi si muove e chi sta fermo.
NOMADE per Carl SCHMITT discende dal greco νομος cioè legge.
Chi abita il mondo muovendosi segue la legge inscritta nella terra.
Se si abitasse non il mondo ma solo il linguaggio sarebbe possibile vivere stando fermi.
97/99
Invece si abita un mondo, una sfera dotata di un’infinità di centri e di vie di comunicazione, di bacini di interscambio (mediterranei)
100-101
Tolomeo vs. Ritter
Per Tolomeo la somma delle parti (le carte) restituiva il globo. Secondo la concezione solistica di Ritter qualsiasi rappresentazione lascia fuori qualcosa.
La conoscenza moderna è tolemaica perché si basa sulla stabilità, fissità, del soggetto e dell’oggetto, sulla paralisi di uno sguardo autocentrato.
Invece diversi sono gli sguardi che si possono avere per comprendere il mondo in cui vivono le diverse distribuzioni di terre e popolazioni, (102-103) i diversi climi, i diversi ritmi di diffusione dell’agricoltura e degli animali, (104-107) le diverse direzioni delle ondate di espansione genica dove spesso (108-109) i confini più potenti sono quelli che non si scorgono (V.ISTMI), (115) le ondate migratorie di diversa natura e dimensioni, per altro sempre maggiore.
120- 122
Tornando ad Ulisse e Poliremo, Ulisse fuggendo sotto l’ariete è il primo SOGGETTO (sub-iectum) che pur muovendosi deve fondare, dare senso alle cose. Nell’uscita e nella fuga Ulisse passa dal LUOGO che è campo d’attenzione legato alle emozioni di chi lo frequenta; il luogo può essere conosciuto solo dall’interno ed è strettamente connesso alla nostra identità, è un piccolo mondo peraltro sede di conflitto e cambiamento.
123
Allo SPAZIO per il calcolo della distanza e della caduta del sasso lanciato da Poliremo contro la nave.
124-125
Nasce la Geografia delle sedi basata con l’urbanistica sul principio d’ordine della segregazione, distinzione, separazione di spazi e funzioni nella più classica logica della mappa in cui il modello ha il sopravvento sulla realtà.
Mentre nella vecchia concezione il disordine complesso garantiva ordine e diversità.
129
Geografia delle sedi come la geografia quantitativa negli anni 70 vanno in crisi per l’impossibilità di dedurre i processi (storico sociali conoscitivi, economici) dalle (e solo dalle) forme astratte (le mappe).
132-133
Ad esempio va in crisi la mitologia propria della classica logica topografica per cui casali, villaggi e città sarebbero caratterizzati da dimensioni crescenti e complessità di funzioni crescenti, mitologia che tuttavia ora non corrisponde più alla logica funzionale.
136-137
Ad esempio il concetto di CITTA’ che, fino al 700, designava la funzione di radunare e far vivere bene gli uomini, successivamente passa, in una logica topografica, a designare le cose, le case e nelle prime foto non ci sono più le persone.
138-139
ES. I significati di CAMMINO, VIA e STRADA fino al 700 sinonimi poi differenziati parallelamente allo sviluppo della prima carta generale di Francia ad uso economico e militare.
140-141
TASSO fa di una città il centro del suo poema, la Gerusalemme. Egli prende Ferrara, prima città moderna d’Europa, a modello perché asimmetricamente pone al centro del racconto al tredicesimo dei venti canti come asimmetrica è la piazza della città nuova. A Ferrara per la prima volta compare la sintassi ortogonale e rettilinea delle strade volta alla velocità, alla distruzione dei luoghi e alla trasformazione del mondo in spazio. Compiti anche della famiglia Tasso appaltatrice delle poste dell’impero di Carlo V da cui “TAXI”.
142-143
Fino a tutto il Medioevo lo “spazio” è inesistente e le nuove cittadine che vengono fondate (Terrenuove) sono organizzate in senso proporzionale che non è affatto un criterio standard bensì interno alla propria stessa struttura.
142-143
Il passaggio è da una logica proporzionale interna, con una solidarietà, un legame interno indissolubile tra sviluppo cittadino, edilizio e viario ad una logica metrica, in cui è il piano viario, per la riduzione del mondo a tempo di percorrenza, che prevale sugli altri.
146-147
Tasso per cui “ la nostra anima è una città” impazzisce perché vive e non si rassegna alla distruzione dei luoghi e all’inevitabile disincanto moderno circa la propria condizione e la relazione con il prossimo.
Erasmo col suo “Elogio della Follia” esprime la stessa critica ad una ragione astratta valida ovunque affermando che la razionalità invece deve riconoscersi dipendente dal contesto. Ma, diversamente da Tasso, Erasmo con la sua follia riesce ad accettare l’illusione, il credersi i personaggi di cui portiamo la maschera, riducendo il mondo ad un cronico sorriso.
148-149
E’ il passaggio epocale dall’incanto del mondo pervaso dall’invisibile che concorre in modo non controllabile alla sua costituzione al disincanto, dal virtuale che per l’incanto non può mai incorporarsi con l’esistente, al possibile che come il reale è già defunto e previsto.
150-151
Vedi ad esempio la CITTA’ che nell’antichità vedeva costruzioni anche molto ordinate, (ad es. gli assi ortogonali delle città romane), ma tale ordine era simbolico, rimandava al cosmo, all’invisibile, all’”incanto”.
La città è in origine un gigantesco simbolo che tiene insieme cielo e terra e chi la abitava si sentiva parte di un tutto.
Anche le prime immagini cartografiche avevano lo stesso valore e l’incanto della città, come del mondo, deriva dalla consapevolezza del carattere non esaustivo del rapporto tra mondo e rappresentazioni, dalla coscienza dell’incommensurabilità dei due livelli.
152-153
La realtà evolutiva è più complessa di una sequenza lineare e cumulativa che dalla raccolta passa all’agricoltura e dal villaggio alla città.
Si può anzi considerare anche l’effetto opposto, la città come forza motrice dell’agricoltura e dei villaggi agricoli.
In questa logica CITTA’ diviene ogni sede in grado di produrre in immagine pubblica, condivisa delle forme e del funzionamento del mondo. E’ sede di autocoscienza collettiva (vedi la più antica pianta preistorica 6150 a.C).
154-155
Mappa e città sono co-costitutive e la mappa di una città esprime il DOPPIO GENITIVO (espressione di, rappresentazione di).
156-157
Vedi le città greche nata dalla relazione circolare delle assemblee e costruite intorno a una piazza (agorà), che danno luogo alla mappa circolare di Anassimandro. Fin qui la circolarità è concreta, sociale, reale poi con Platone diviene geometrica, astratta, ideale, la descrizione diviene modello prescrittivo.
160-161
E’ lo stesso percorso del termine NOMOS, originariamente legato alla prima misurazione e ripartizione qualitativa delle terre, poi via via più astratto ha assunto il significato di legge, norma politica.
161
Da Omero fino ad Anassimandro la circolarità non è “spaziale” perché non c’è una misura standard astratta che governa le relazioni umane.
162
Con Clistene e poi con Ippòdamo e Pericle, la metrica diviene normativa e le città diventano rettangolari con schemi urbani e viari ad angolo retto.
164-165
E’ il passaggio da una democrazia di eguali e collettiva ad una democrazia in cui pochi sanno quel che davvero accade.
Da una città circolare, isonomica rispetto alla piazza, luogo in cui la molteplicità dei sensi diventa significato, alla città quadrangolare senza una (166) piazza centrale ma con linee interne rette e più veloci, razionali, desacralizzate (già Babilonia era a scacchiera ma ancora opera simbolica legata agli dei).
167
Questa tendenza arriva al piano regolatore barocco in cui la città viene sacrificata all’arteria, al traffico, al commercio, al progetto astratto. Le strade diritte esimono dall’esperienza diretta della contorta realtà.
Le città diventano la copia della propria copia.
168-169
Il filosofo di riferimento è T.HOBBES per cui il mondo è una carta geografica e ogni cosa non può stare in due posti diversi. La scienza ideale è la geometria in cui si fissano i significati delle cose, significati che sono UNICI e BIUNIVOCI.
La conoscenza è MAPPING, rappresentazione del mondo che si impone al mondo, fino all’annichilimento della realtà. Lo spazio immaginario interiore si basa sulla mente come TABULA (tavola)RASA e ogni conoscenza è in ultima analisi geografica.
171
Da ciò deriva lo stato centralista la creazione del sistema ferroviario e poi autostradale basato sullo “spazio” continuo, isotropico, euclideo.
173
Ma proprio lo sviluppo ferroviario fa da base alle telecomunicazioni con il telegrafo che introduce un ulteriore passaggio evolutivo verso una maggiore astrazione e smaterializzazione. Il telegrafo cambia la natura delle cose, (ri-)avvia la scissione tra ciò che è concreto e ciò che si può “solo” pensare. E’ tale scissione all’origine della crisi dello spazio moderno.
174-175
Simbolo di tutto ciò è il Cubismo, Picasso e la frammentazione dell’unicità del punto di vista, dell’oggetto e del soggetto, del rapporto univoco tra segno e significato. Crollano i riferimenti spazio temporali.
176-177
Il passaggio dal mondo moderno a quello postmoderno è segnato dall’evoluzione delle città in METROPOLI.
Per i greci metropoli era la “città madre” cui le colonie facevano riferimento, ora invece la metropoli esprime il trionfo e la simultanea morte dello spazio. Nel mondo moderno le ferrovie “piantavano” le città anticipandole, ora la crescita edilizia metropolitana non è più preceduta e canalizzata da alcunché.
Il modello spaziale perde la funzione di governo, si rompe il nesso tra strade e città; l’autostrada serve ad evitare la città, è la strada con cui non si va in nessuna casa, che separa invece di unire.
178-179
In passato la strada (come poi la ferrovia) collegava, connetteva, creava una rete di città, vedi l’Emilia Romagna, unica regione al mondo che prende il nome da una strada. In Emilia il sistema di città si è auto organizzato sviluppando funzioni di conoscenza superiori, (vedi nascita università), che ne hanno caratterizzato l’evoluzione.
182-183
Dalla metropoli la frantumazione procede e le cosiddette megalopoli non hanno alcun carattere unitario.
184-185
Nella città postmoderna la funzione si svincola dalla materia, dallo spazio topografico, la dimensione temporale prende il sopravvento, e la città entra in crisi circa il suo compito originario: elaborare un immagine di sé in cui possa riconoscersi controllando così il mondo.
186-187
Modelli classici, moderni, cartografici di comprendere l’ordine moderno delle città:
- a zone concentriche
- nuclei multipli
- settori radianti sviluppo lungo le vie di comunicazione
corrispondono ad un modo di vedere univoco e concreto.
190-191
Oggi con gli sviluppi informatici e tecnologici si è delocalizzata la produzione che diviene invisibile, diffusa, quasi immateriale.
Analogo processo investe ogni struttura o cultura spazialmente vincolata costantemente esposta a flussi d’informazione di origine multipla e imprecisata.
192-193
E’ l’ulteriore evoluzione dalla logica tolemaica (mappa, misura,spazio) alla logica barocca che diventa più virtuale. Alla mappa e alla fissità del soggetto si contrappone il GLOBO a cui si gira intorno ( Nietzche :“Si deve pensare danzando”) sempre unendo spazio e tempo.
Sul globo non esistono linee dritte, e le proporzioni interne sono legate ad una logica autoreferenziale.
La conoscenza che ne deriva è discontinua, frammentaria, disomogenea, senza un centro, locale.
Sempre più nelle città globali di oggi il visibile è una spoglia da cui si ricava poco circa il funzionamento del mondo.
195
Le città globali sono connesse globalmente e disconnesse localmente, fisicamente e socialmente. I flussi elettronici sono le loro arterie viventi e ospitano una popolazione socialmente frammentata e culturalmente disomogenea.
196-197
Tale sviluppo sembra erodere tutto ciò che esiste e da cui proviene, si reintroduce l’invisibile e ciò che vediamo non basta a farci orientare.
Ad esempio la rete informatica prima si basa sulle autostrade ma poi il rapporto si ribalta e ciò che è visibile dipende da ciò che non si vede, che non è localizzato.
La perdita di orientamento ci riporta alla situazione arcaica mostrando la natura paradossale della conoscenza simbolizzata dal labirinto.
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Il labirinto come simbolo
Nella conoscenza geografica moderna la verticalità viene sottomessa all’orizzontalità sviluppando il formidabile potere ontologico di decidere dell’esistenza o meno delle cose.
Ma proprio il labirinto se disegnato, rappresentato su una mappa cessa di essere tale e denuncia i limiti, l’impotenza del sistema tavola a tradurre ogni condizione in un piano, ogni situazione in uno schema.
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Il labirinto rappresenta la contraddizione archetipica tra vita e sua rappresentazione, tra eventi e significati.
Occorre quindi recuperare la natura labirintica del nostro mondo che è GEA e CTON, superficie e mondo sotterraneo, realtà visibile e invisibile, controllabile e incontrollabile come il labirinto egiziano, descritto da Erodoto, simbolicamente esprimeva.