Abitare
[a-bi-tà-re]
A v. tr.
Occupare abitualmente, riferito a luogo, casa e sim.: la Terra che noi abitiamo; abita un antico palazzo
B v. intr.
(aus. avere) Aver dimora, risiedere: abitava in una casa della periferia;è un paese dove nessuno vuole abitare.
Abitare proviene dal latino habere, che ha il significato dell’italiano avere, con l’aggiunto senso di durata dell’azione nel tempo.
Se habere vuol dire dunque tenere o trovarsi, habitare equivale a tenere per un lungo tempo, o trovarsi per molto tempo.
Il verbo abitare specifica dunque una determinazione della terra o del posto in cui si risiede, un luogo generalmente condiviso nella vita pubblica con una comunità di uomini, e in quella privata con la propria famiglia.
Si tratta comunque di uno spazio che investe il piano delle relazioni, degli affetti e che eventualmente è vissuto con amore.
La casa introversa
La casa, forse più di qualsiasi altro manufatto umano, denuncia la struttura sociale e familiare, le abitudini e i tabù di un popolo.
Molti tipi di abitazioni sono «introverse» a cominciare dalla domus greco-romana perimetrata da un muro e aperta sull’atrio ad impluvio; denuncia una struttura sociale rigidamente distinta per « familie », scarsi rapporti sociali per le donne e i bambini; netta divisione fra vita pubblica e vita privata.
La casa estroversa
Molte abitazioni invece sono « estroverse »: gli insediamenti italici del meridione sono incentrati sulla strada dove si lavora, si gioca, si chiacchiera, ci si rappresenta: la casa si affaccia sulla strada mediante balconi, finestre e scalette affollate.
Così i pueblos del Nuovo Mexico organizzati a semicerchio gradonato intorno al corso d’acqua, all’altare e alle fornaci: la gente comunica da una casa all’altra attraverso i tetti della cellula inferiore e le scalette a pioli. La vita si svolge su quelle coperture entro l’emiciclo.
La casa per i figli del vento
La concezione dello spazio corrisponde alla concezione dell’abitare: in questo senso i Rom sono e rimangono, almeno per vocazione, nomadi.
Abitare vuol dire disporre di un doppio spazio: uno spazio esterno infinito che i Rom utilizzano per un periodo limitato ed uno spazio interno, mobile, di dimensioni adatte per contenere il necessario alla vita quotidiana, che si può usare il giorno e la notte, e che offre un riparo in caso di maltempo.
Lo spazio e quindi il luogo dove abitare, non viene posseduto dagli zingari, ma viene attraversato. Per questo uno zingaro non è abituato a pulire lo spazio che attraversa, sia perché non gli appartiene ma gli serve per prendere l’acqua, accendere il fuoco, trovare riparo; sia perché la stessa natura provvederà a ripulire ciò che i nomadi lasciavano al loro passaggio.
La sedentarizzazione ha fatto perdere identità e funzionalità ad una organizzazione sociale di questo tipo: infatti, mentre i cambiamenti di tipo strutturale hanno avuto tempi di evoluzione accelerati, quelli culturali hanno tempo di sviluppo molto più lunghi ed i Rom, abbandonato il nomadismo, non altrettanto rapidamente hanno cambiato quei caratteri della propria identità culturale che definiscono i modi di usare ed organizzare lo spazio.
Casa come struttura
La struttura della casa cambia a seconda dei momenti storici e delle esigenze sociali e familiari. La costruzione di una casa può condizionare la vita familiare. Nell’era moderna si sarebbe perso il senso dell’abitare: un tempo l’idea della casa girava intorno al focolare e alla condivisione tra i suoi abitanti; oggi l’avvento delle nuove tecnologie e anche la concezione interna degli spazi porterebbero invece verso un grande decentramento, il quale metterebbe in relazione le persone dentro la casa non fra di loro, bensì con il mondo esterno, trasformando gli ambienti domestici in “non-luoghi” di incontro con ciò che c’è fuori. Le persone in casa sarebbero invece completamente isolate nel loro mondo fatto di privacy ed intimità, sempre più accentuato dall’utilizzo di spazi chiusi e delle tecnologie moderne (M. Augè). ¨
Ma che cos’è la casa?
«La casa non è soltanto un luogo, ma anche il fascio di sentimenti associato a esso»
R.K. Papadopoulos 2006
La casa é un luogo investito emozionalmente. Sentirsi a casa significa sentirsi al sicuro, sentirsi protetti ed è uno stato d’animo molto legato al sentirsi in famiglia, “casa” è per antonomasia il luogo della famiglia, è lo spazio nel quale si realizzano le relazioni affettive primarie e in cui si svolge la parte più importante della vita familiare, quella privata.
¨ funzione contenitiva: crea un ponte affettivo-simbolico della vita neonatale nel post-trauma della nascita ¨
¨ funzione sostenitiva: dopo la scoperta della propria differenziazione dalla madre e dall’ambiente circostante, consente al bambino di sentirsi protetto da un ambiente non umano che emana fiducia nei suoi spazi e che dà continuità alla differenziazione del sé; ¨
¨ funzione integrativa: in cui l’ambiente abitativo, nelle pratiche quotidiane, nel gioco, nella creatività e nel linguaggio, diventa il teatro dell’esperienza dell’altro, del «noi» che ogni casa rappresenta.
Casa è il luogo che ci protegge dal mondo esterno e che contiene il nostro mondo interno, è lo spazio nel quale riusciamo a sentirci sicuri tanto da poterci abbandonare al sonno
Casa è il luogo in cui si viene nutriti, in cui si consumano i pasti principali, quando cause di forza maggiore non obblighino a mangiare “fuori casa”.
Non stupisce dunque che modi di dire quali “sentirsi a casa” siano comunemente usati per dire che ci si sente bene, che si sta a proprio agio, che si ha il calore umano necessario.
Come non stupisce che l’espressione “vivere lontani da casa” evochi immediatamente sentimenti legati alla privazione, soprattutto affettiva.
Seguendo questa prospettiva, la funzione di “casa” si avvicina moltissimo a quella materna: come la madre nutre, protegge, contiene, filtra.
Nelle lingue indoeuropee, infatti, anche il genere grammaticale è sempre femminile (domus, oikia, casa, maison).
Per questo è tanto difficile “uscire da casa”, dalla protezione e nutrizione che in essa avvengono.
La casa come base sicura
La casa è il luogo da dove partiamo e dove arriviamo.
La casa come nido vs prigione
Dorothy nel Mago di Oz vive tale dicotomia: all’inizio è stufa perché non ne può più di casa sua e l’insofferenza della ragazzina viene rappresentata in modo surreale dal ciclone che la porta via, lontano.
In seguito ha nostalgia di casa, agogna la sua fattoria nel Kansas, ne intensifica il ricordo attraverso ogni scena fantastica che vivrà durante il viaggio verso Oz. Dorothy anela alla sua casa, ma solo dopo aver realizzato il proprio desiderio di abbandonarla.
Nel remoto regno di Oz Dorothy comprende il bisogno che l’uomo ha di tornare alle proprie origini, di tornare a casa per trovare delle risposte sulla propria condizione dell’essere, dopo essersi sperimentato nel viaggio.
L’adolescenza: una casa troppo grande vs una casa troppo piccola
‘Come stavo bene a casa mia!’ pensava la povera bambina. ‘Là non si diventava a ogni momento grandi o piccoli. […] Eppure… eppure… in fondo questo genere di vita è abbastanza curioso. Vorrei sapere che cosa potrà succedermi ancora!’ L. Carroll, 1999
La casa nel ciclo di vita
Nel corso della vita una famiglia cambia, mutano le sue esigenze e con esse muta la sua casa. Spesso un cambiamento, una ristrutturazione segna il passaggio da una fase ad un’altra della vita, o al contrario il mantenimento di una situazione statica a livello architettonico può rappresentare il blocco nell’evoluzione della famiglia stessa.
“Non c’è mai un’ unica vita. C’è quella che ci viene data, poi ci sono le sue rovine e quell’altra che sappiamo ricostruirci sopra.E’ la seconda, ad appartenerci”. Gabriele Romagnoli
La ristrutturazione in questo senso può essere pensata anche come rito di passaggio, da una fase all’altra della vita, per creare, cambiare o eliminare.
“La casa è un microcosmo intermedio, tra il microcosmo del corpo umano e la totalità del cosmo. La casa è più di un luogo ove vivere, è un vivente.” (Gilbert Durand. 1972.)
La tua casa: un organismo vivente
Come il nostro corpo la casa deve essere considerata un organismo vivente. Le case in salute sono quelle che assimilano in modo attento e fanno regolare esercizio. A volte, invece di chiederci che cosa farebbe vivere bene la nostra casa, saltiamo alla conclusione che possiamo comprare qualcosa per risolvere le nostre sfide domestiche. Ma quando introduciamo qualcosa raramente eliminiamo altro e così la nostra casa aumenta di peso diventa obesa, malsana e difficile da organizzare
Persone fredde e persone calde.
Persone fredde sono quelle che usano meno la loro casa e spesso la considerano una seccatura. Efficienti di natura sono buoni ospiti ma non sono molto bravi a rendere le cose confortevoli. Il fatto di non sentirsi troppo attaccate alle persone e alle cose le mette a disagio.
Le persone calde sono quelle che si preoccupano del disordine e dell’organizzazione della casa,e hanno la tendenza a farsi ossessionare dalla casa. Sono spesso persone socievoli amichevoli e generose, sono buoni padroni di casa ma non molto bravi a gestire la pulizia e il disordine. Sono messi alla prova dagli eccessi di attaccamento alle cose e alle persone.
A prescindere che sia una persona calda o una persona fredda, non devi cambiare il tuo temperamento di base: rappresenta chi sei e contiene i tuoi punti forza. La cura è l’equilibrio. Quindi le persone calde raggiungono l’equilibrio “estirpando”, visto che hanno fatto crescere troppe cose; le persone fredde “annaffiando e nutrendo” visto che non hanno coltivato a sufficienza
Il termine Terapia per appartamenti deriva dal fatto che quando si lavora sulla propria casa si lavora su sé stessi, quando cambi la tua casa, cambi te stesso. La casa in cui tu vivi contiene molto di più delle cose che possiedi, contiene vecchie energie ed emozioni: rimesse in movimento potranno sorprenderti se non sei preparato.
Flusso
Il passaggio di energia dentro uno spazio. Mantenere un movimento completo e flessibile è la chiave per una buona salute.
Dritto: troppo rapido
Ricurvo: troppo lento
Ondulato: ottimale
In natura l’energia fluisce lentamente avanti e indietro, con un moto curvilineo.
Bibliografia
L. Carroll. Alice nel paese delle meraviglie, Milano, Fabbri, 1999, pp. 47
P. Coppola Pignatelli, La casa: strumento di analisi psicologica e sociale, Roma
http://www.rivistapsicologianalitica.it
G. Durand. Le strutture antropologiche dell’immaginario. Bari, Dedalo libri, 1972. p. 244
S. Stanford Friedman Corpi in movimento. Poetica del concetto di casa. Poetica della diaspora. http://www.mediazionionline.it/english/articoli/friedman_english.htm
K. Kingston. Creare l’armonia del proprio ambiente: i segreti dell’arte orientale del feng sui. Jackson Libri, 1998
O. Marc.Psicanalisi della casa. RED edizioni, 1994
O. Mare. Psychanalyse de la maison, Paris. Seuil. 1972. p. 23
A. Mangano Il vento e l’orologio.
http://www.terrelibere.org/vento.htm#_Toc535641740
K.R Papadopoulos (a cura di). L’assistenza terapeutica ai rifugiati. Roma, Edizioni Magi, 2006
M. Pesare. «Le radici psico-dinamiche dell’abitare». Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia anno 10 (2008)
http://mondodomani.org/dialegesthai/map03.htm
P. H. Reynolds, A. McGhee .Un giorno. Ape Junior, 2007
M. G. Ryan Apartment Therapy Come portare equilibrio, salute e benessere nei propri spazi. Punto d’Incontro, 2010
filmati tratti da
La Gabbianella e il Gatto, 1998 regia di Enzo D’Alò
La Stanza del figlio, 2001 regia di Nanni Moretti
Mary Poppins, 1964 regia di Robert StevensonThe Wizard of Oz, 1939 regia di Metro-Goldwyn-M