Nel corso del lungo training in psicoterapia i tasselli giungono, a distanza di tempo e di esperienza, a combaciare perfettamente.
Un passo indietro: terzo anno di università, esame psicologia dinamica.
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Nel corso dello studio di quello che ho trovato essere un testo magnifico “La scoperta dell’inconscio” di nella sua disamina della nascita della moderna psichiatria, dedica un capitolo a Franz Anton Mesmer e al suo metodo di cura definito ‘Magnetismo Animale’. Siamo davvero agli albori della psichiatria moderna eppure questo metodo, con i suoi presupposti, ha un fascino particolare. Forse con una buona operazione di marketing Mesmer ha trovato un nome evocativo, testimonianza ne è il suo ricordo a distanza di tanti anni. Sembra un po’ ingenuo agli occhi degli operatori moderni, forse un po’ dilettantesco sino a sfiorare la ciarlataneria: ma il suo metodo all’epoca funzionava.
Per ora lo lascio così in sospeso e nella mia storia faccio un salto avanti di qualche anno.
Primo e secondo anno di scuola di specializzazione: Milton Erickson, altro tassello e altra forte attrattiva sul metodo di cura. In questo caso si parla di ipnosi, anche in quello che fa Erickson c’è qualcosa di magico, di sorprendente. Anche il suo metodo funzionava. Il terzo e quarto anno portano con loro una folgorazione: Erickson interviene con un contadino affetto da dolori associati al cancro con il metodo ipnotico, la sua induzione di trance passa attraverso l’uso di oggetti e azioni conosciute dal contadino, che per lui sono quotidiane applicazioni alla cura del suo orto. Così parlando di piante di pomodori induce lo stato di trance ipnotica, apportando un notevole miglioramento nella vita del contadino. Qui un altro tassello: si può fare terapia parlando con un linguaggio e su temi familiari all’interlocutore, oppure con l’uso di metafore (tanto care a Gigi Onnis) che ne condensino il contenuto rimandandolo in un linguaggio non diretto alla parte razionale.
Per ora anche qui lascio in sospeso, seguo il fluire del tempo e della crescita dei semi che sono stati piantati in un tempo più recente: quello attuale.
Circa tre anni fa mi sono iscritto all’ultimo anno di una scuola di specializzazione ad indirizzo strategico. Forte della mia esperienza e delle mie conoscenze in ambito sistemico, ho approcciato un ultimo anno di specializzazione. Quello che mi ha lasciato stupito nel corso delle lezioni a cui ho preso parte è stata la forte richiesta di strumenti da parte degli psicoterapeuti/psicologi in formazione. Le domande suonavano così: “Che strumento posso applicare a questo punto della psicoterapia?”; “Ho usato questo strumento, quest’altro e quest’altro ancora… e adesso cosa faccio?” -implicitamente tradotto cosa uso?-.
Psicoterapia percorso di crescita a due vie
A distanza di tempo leggo un libro su Mesmer e faccio un parallelo. Il medico tedesco, anche lui in cerca di strumenti, parte dai magneti per la cura dei suoi pazienti, il passaggio evolutivo successivo della sua teoria è stato il seme della moderna psicoterapia: “non è il magnete il magico artefice dalla guarigione ma il magnetizzatore”. Il magnetizzatore non come entità superiore con poteri particolari ma come colui in grado di operare all’interno di una relazione, di un sistema (interagente con altri sistemi). Relazione che comprende e fa leva sul desiderio di cambiamento e sulle risorse positive e potenzialità della persona o delle persone che si hanno davanti e che, come Erickson, entra in sintonia con la persona, utilizzando un linguaggio (e di conseguenza una cultura) vicina alle persone che segue.
La psicoterapia è un percorso di crescita a due vie, ci impegniamo affinché abbia un risultato differente da un gioco a somma zero. Non è un uso più o meno personalizzato di tecniche di intervento, ma uno sviluppo nel tempo – rigorosamente quello dell’altro-del miglior progetto di cambiamento possibile che i clienti e noi possiamo mettere in atto in quel momento. Un percorso all’interno del quale il miglior e più efficace strumento che possiamo mettere in campo è rappresentato da noi stessi e dalla nostra disponibilità a metterci in gioco nella relazione, lo strumento, pur nella sua grande utilità, non può non essere pensato ed utilizzato al di fuori di una relazione e come catalizzatore del cambiamento nell’altro.
Mesmer… è già riuscito a liberarsi del suo errore più insidioso: eppure, quanto era bella e comoda quell’illusione! A quei tempi aveva creduto che di fronte ai crampi o alle crisi nervose bastasse appoggiare sul corpo del paziente un pezzo di calamita e farlo scorrere su e giù con una certa abilità per vederlo guarire
Di tutti i corpi della natura è proprio l’uomo ad avere la maggiore efficacia sull’uomo Stefan Zweig
Gianpaolo Bocci[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]