Una guida al paradigma relazionale mi piace immaginarla come una scuola di ballo e per danzare con le famiglie c’è bisogno di un sottofondo musicale. Nel tempo sia il nostro sottofondo, che quello delle famiglie che seguiamo cambia, si rinnova, si aggiorna o alle volte muta completamente di genere.
Andiamo a suonare le prime note: conosco Laura da molti anni, da quando fresco di laurea ed inesperto mi sono trovato a fare il tirocinio al CSM ‘Villa Albani’ di Anzio. In quei sei mesi si trattava di incrociarsi lungo i corridoi e nella stanza di decompressione (quella del caffè e dei biscotti per intenderci). Con il tutor assegnatomi portavo avanti gli approfondimenti diagnostici e ogni tanto capitava che Laura guardando il risultato grafico di un M.M.P.I. mi desse qualche indicazione. All’epoca, la mia colonna sonora era Paolo Conte (quello di ‘Blues Tango’ del cd ‘Paolo Conte Live’) che mal si associava con il George Gerswhin di ‘Un Americano a Parigi’ di Laura. Gli stili musicali non si erano incontrati!
Da allora una leggera brezza ha portato via un po’ di anni e con essi un ampliamento e un rinnovamento dei rispettivi generi musicali.
Un po’ per curiosità e un po’ per utilità personale (mi sto infatti dedicando ad una applicazione ‘al.tra’ rispetto alla psicoterapia dei concetti della teoria sistemico-relazionale), mi sono ritrovato a leggere il libro di Laura.
(Lo potete trovare a questo link: M. L. Vittori, Guida al paradigma relazionale. La teoria, la clinica, l’intrinseca bellezza, Franco Angeli, 2014).
Le mie aspettative mi portavano a pre-udire un bel ‘Bolero’ di Ravel, con le sue sonorità appassionate e coinvolgenti.
Il sottofondo l’ho ritrovato, ma l’ho anche sorprendentemente scoperto mixato a ‘Serenata Rap’ di L. Cherubini! Coesistevano digitalizzazione (il testo con il suo contenuto) e analogizzazione (ad es. le schede identificative degli autori trattati a degna fine dei capitoli, o la google map del ciclo vitale della famiglia, sono lì come a voler stabilire un legame con il lettore, trascendendo la sensazione tattile e visiva del libro di carta che ha in mano) di un aspetto teorico approfondito e rielaborato dall’autrice.
Nel libro ho ripercorso gran parte dei miei mutati stili musicali, da quelli presenti nei miei anni di formazione a cominciare dalla vera e propria folgorazione universitaria verso ‘Pragmatica della Comunicazione Umana’ di P. Watzlawick, a quelli successivi alla scuola di specializzazione (IEFCoS), per arrivare infine a quelli della pratica clinica e delle sue successive variazioni.
Ma ho anche scoperto nuove sonorità, nate dall’unione della teoria sistemico-relazionale con altri approcci teorici più ‘ortodossi’. Tra cui uno dei padri fondatori avrebbe probabilmente gettato a terra un sigaro in segno di sdegno.
Lasciandomi trasportare dal testo, ho seguito la timeline dell’approccio sistemico-relazionale approdata infine al suo presente, con un riferimento particolare al contesto italiano e ai contributi della scuola di Milano e di L. Cancrini.
Ed infine ‘l’intrinseca bellezza’ si è svelata nella seconda parte del volume, quella che presenta gli strumenti di lavoro, quelli che nella loro affascinante semplicità e nella loro aura magica, non lasciano trasparire la teoria e il rigore metodologico che ne sono alla base. Il Genogramma; il Diagramma del Benessere; le Biografie Animate; i protocolli per l’intervento di coppia; le Sculture Familiari; tutti strumenti con i quali mi ero cimentato durante gli anni del training e che ho poi in parte riportato nella mia attività privata e in parte rielaborato per strumenti di intervento in altri ambiti.
Per finire una riflessione e due domande:
a) Nel paragrafo ‘Nel (cog)nome del padre’ si chiarisce come il cognome sia il luogo dell’appartenenza alla propria famiglia di origine, il nome sia il luogo dell’individuazione. Vorrei aggiungere come oltre al nome nel luogo dell’individuazione risiedano anche tutta un’altra serie di scelte che effettuiamo e che portiamo avanti e che, se in linea con i nostri valori, portano ad aggiungere aggettivi a quel nome e come questi ci portino ad entrare a far parte di nuove unità e molteplicità: in questo caso l’aggettivo è ‘sistemico-relazionale’ e il bagaglio storico-culturale di tale approccio è divenuto ad essere anche il nostro e noi il suo, come in una ‘mente sistemica‘.
b) Possibile che le melodie si siano incontrate proprio in tutto? Beh! Immaginatela così: un sottofondo musicale di G. Gershwin (‘Rhapsody in Blue’ questa volta) con delle variazioni e contaminazioni Heavy Metal (Iron Maiden ‘Phantom of the Opera’) che vengono fuori quando si parla del ciclo vitale della famiglia, con il risultato che la marcia nuziale non è stata suonata;
c) È stato il libro giusto al momento giusto? Per ora lo è stato, ma potrebbe esserlo anche in futuro per la sua sintesi di un approccio che come un qualsiasi sistema vivente ha bisogno di evolvere per sopravvivere, ma può e deve farlo non rimuovendo il suo trigenerazionale.
Gianpaolo Bocci