Buone prassi psicoeducative all’aperto
A cura di R. Miletto, M. Sacconi, S. Stingo Editrice Alpes
Vengono qui presentate, precedute da cenni sui fondamenti teorici, delle Buone Prassi, molte delle quali realizzate nel territorio in cui opera il gruppo di ricerca EllePi, il centro motore che ha saputo raccogliere i contributi competenti di specialisti diversi. Si tratta di progetti originali, localo o a maggior respiro, finanche europeo, con percorsi educativi/rieducativi in outdoor.
Sono esperienze realizzate negli anni con gruppi di età diverse, vuoi con persone inserite nel circuito penale, vuoi a scuola con alunni con varie disabilità e con Bisogni Educativi Speciali (BES) in vari momenti dello sviluppo, dalla latenza all’adolescenza, vuoi anche con gruppi psichiatrici dell’età adulta.
I protocolli sperimentati hanno il pregio di essere esportabili operativamente anche altrove, centrati sull’agire mediato in gruppo ed il pensare sull’agito all’aperto, in un’operatività con animali, con piante, ed in ambiente naturale, con progetti di orticoltura, montagna-terapia/escursionismo, esperienze di vela o in luoghi speciali, dalle grotte ai parchi avventura. Altro aspetto condiviso, nelle varie esperienze di cura, è l’idea di costituire buone prassi psicoeducative all’aperto come parte di un più ampio progetto di Recovery, faciltazioni per una ripresa che sappia andare oltre la persona, per coinvolgere anche le famiglie, le scuole, le istituzioni, le associazioni di volontariato, il privato sociale, l’università ed i servizi sanitari specialistici del territorio.
In particolare il capitolo curato dal Dottor Fabrizio Giorda psicologo e specializzando in psicoterapia sistemico relazionale Iefcos insieme al Dottor Gianuario Buono Responsabile del Centro Diurno del Dsm di Pomezia descrive il Progetto di Attività educative in ambiente equestre che 12 utenti adulti del Dsm hanno sperimentato presso il maneggio dell’Associazione “…Che l’Erba Cresce” di cui il Dr Giorda è stato Responsabile. Interessante è l’approccio utilizzato che ha proposto questa attività coinvolgendo il cavallo ed il mondo che lo circonda a tutto tondo, guidando i ragazzi nell’acquisizione delle competenze per ‘montare a cavallo’ ma anche a capire e gestire questo animale così complesso in tutte le fasi, rendendo gli utenti ‘autonomi’ a 360 gradi: comprendere il cavallo come animale sociale, gregario con suoi bisogni ed esigenze specifiche, saperlo accudire anche nelle operazioni più complesse di solito demandate ad altri (pulizia dello zoccolo, maneggiarlo da terra , condurlo e riprenderlo dal pascolo all’aperto ecc.).
Inoltre è lo spunto per pensare all’agire terapeutico e per sottolineare il ruolo specifico dello psicologo in seno all’equipe multidisciplinare che sovraintende e coordina l’attività.
In un momento storico in cui, dopo una lunga fase ‘pionieristica’, l’ippoterapia (terminologia tanto confusa quanto ‘diffusa’….) viene finalmente riconosciuta e regolamentata da un accordo Stato-Regioni e si arriva a delle Linee Guida condivise questo capitolo è occasione di riflessione su queste attività/terapie in outdoor con l’ausilio dell’animale, sul suo ruolo mediatore e sui limiti e le fantasie anche che, nel tempo, l’uomo vi ha proiettato.