Lo strumento del Genogramma mobile per coppie (GMC) trae ispirazione dal genogramma, molto usato dal terapeuta sistemico per dare forma alle informazioni emerse e quindi formulare ipotesi sull’eziologia del disagio.
Come noto, il genogramma all’interno di un percorso terapeutico di coppia, si pone l’obiettivo di approfondire come le famiglie di origine influenzano le dinamiche relazionali della diade, la coppia infatti è costituita dal bagaglio culturale, storico ed emotivo che i due partner hanno ereditato dalle famiglie di origine.
Il GMC (genogramma mobile per coppie) prende forma su di un tableau di legno, intorno al quale prendono vita i protagonisti del genogramma. Il tableau è di forma quadrata, suddivisa in due spazi, rappresentanti rispettivamente lo spazio familiare e lo spazio esterno alla famiglia.
Il tableau è completato dall’utilizzo di piccoli personaggi in legno che rappresentano i componenti della famiglia del narratore, diversi per dimensioni, genere e colore.
La scelta della dimensione dei personaggi può essere guidata da un criterio di tipo anagrafico o da un criterio basato sulla rilevanza che la persona in questione ha avuto nella vita del narratore.
Ogni set messo a disposizione a ciascun membro dalla coppia è costituito, inoltre, da piccoli oggetti in legno di forma cilindrica, utilizzati per rappresentare una situazione particolarmente problematica, o eventi paranormativi rilevanti nella narrazione (divorzio, migrazione, lutto, disoccupazione, istituzionalizzazione etc..).
L’utilizzo dello strumento necessita di tre incontri della durata di novanta minuti circa, le tre sedute sono necessarie al fine di dedicare spazio al racconto della storia familiare di ambedue i partner, e infine, in terza seduta, alla restituzione organizzata attorno ai punti che il terapeuta ha sentito come più rilevanti all’interno dei due racconti.
Al fine di ottenere il massimo grado di efficacia del genogramma mobile per coppie, è consigliabile presentarlo alla coppia in una fase della terapia in cui il livello di conflittualità sia diminuito ragionevolmente rispetto alle prime sedute.
Prima di iniziare si chiede alla coppia se è disponibile ad esplorare gli aspetti relativi al trigenerazionale; tale richiesta comporta una momentanea interruzione dei discorsi inerenti l’attualità della coppia, al fine di esplorare nei tre incontri successivi previsti dal protocollo quella che viene comunemente definita l’eredità familiare. Durante la prima seduta, il terapeuta presenta il GMC alla coppia, mostrando loro le parti che compongono lo strumento. Il terapeuta chiede a ciascuno dei partner di astenersi dall’intervenire in alcun modo durante il racconto familiare dell’altro.
Viene data ai pazienti la possibilità di scegliere chi sarà il primo ad iniziare la narrazione ed il set di personaggi che preferisce.
Elemento caratterizzante dello strumento è la possibilità data al narratore di intervenire, durante il racconto, cambiando, a seconda dell’evoluzione della storia narrata, la posizione dei personaggi sul tableau. Tali spostamenti servono ad indicare eventuali cambiamenti all’interno delle dinamiche relazionali presenti nella famiglia.
Durante il racconto il terapeuta invita il narratore a posizionare sulla tavole i personaggi rappresentanti, padre, madre, fratelli o sorelle, ed eventuali altre figure significative così come appaiono nella sequenza narrativa.
Il terapeuta sollecita, inoltre, il narratore ad utilizzare lo spazio presente sul tableau, avvicinando o allontanando i personaggi a seconda del tipo di legame esistente tra gli stessi; tali spostamenti saranno possibili durante tutto l’arco della narrazione in considerazione delle eventuali evoluzioni che le relazioni assumono nel tempo.
Al termine di ognuna delle due sedute il terapeuta provvederà a fotografare i tableau in modo tale da poterli riprodurre entrambi nella terza ed ultima seduta. Tale seduta è dedicata alla restituzione, durante la quale il terapeuta farà in modo di disporre ambedue i tableau nella stessa esatta posizione in cui erano stati lasciati dai pazienti nelle sedute dedicate ai loro racconti. In questo modo si offre loro una rilettura che comprende le criticità ed i punti di forza che entrambi i partner hanno ereditato dalla loro famiglia di origine. Tutto questo permette di ridefinire la cornice terapeutica, alla luce della nuova epistemologia co-costruita tramite il protocollo.
Le mani nella storia attraverso il genogramma mobile per coppie
Il genogramma classico si sviluppa attraverso tre dimensioni che comprendono la fase narrativa, durante la quale il paziente ripercorre la sua storia familiare; la fase di ascolto attivo, durante la quale il terapeuta ascolta e prende nota degli eventi significativi che si prestano maggiormente ad essere riletti; la fase restitutiva durante la quale vengono messe in luce le risorse e le criticità sulle quali impostare l’intervento terapeutico.
La reale innovazione che, a nostro parere, viene introdotta con l’utilizzo del GMC è quella che abbiamo chiamato la quarta dimensione.
Vi è infatti l’aggiunta di un nuovo livello o appunto dimensione che differenzia il GMC dal genogramma classico, in cui il paziente narra la propria storia al terapeuta.
Nello specifico, tramite l’utilizzo dello strumento, si ha la possibilità di poter letteralmente “metter mano” alla storia delle proprie relazioni familiari, introducendo un livello pratico a quello narrativo, già presente nel genogramma classico. La dimensione “manipolativa”/pratica di quest’approccio al genogramma è utile tanto al paziente che vede reificato sul tableau quello che sta raccontando, con la possibilità di aggiustare in corso d’opera qualcosa che ha detto ma che in realtà nella rappresentazione fisica non gli è tornato, di assumere un’altra prospettiva; quanto al terapeuta che ha la possibilità di osservare oltre che di ascoltare quello di cui sta parlando il paziente. In questo modo, può far domande per chiarire meglio eventuali angoli bui o comunque far notare discrepanze tra il piano narrativo e quello rappresentativo. Attingere ad un’altra dimensione, permette al terapeuta di trarre delle considerazioni più calzanti, di lavorare per immagini, che sono presenti tanto agli occhi suoi quanto a quelli del paziente.
La quarta dimensione contribuisce in tal senso alla messa in scena della storia del paziente, considerato nello stesso tempo attore, regista e spettatore della narrazione. Inoltre la co-costruzione di questo quarto livello permette di ovviare alcuni rischi: da una parte, infatti, il paziente potrebbe raccontare la propria storia così come se l’è sempre raccontata, perdendosi all’interno di un sentiero fatto di significati disfunzionali che conosce da tempo, dall’altra il terapeuta che si trova nella situazione di dover “decifrare” ed interpretare la storia appena ascoltata, rischia, rileggendola, di proiettare all’interno della storia fin troppi elementi autoreferenziali.
Infine, è nostro parere che l’esperienza ludica inevitabilmente evocata nell’immaginario delle persone durante l’utilizzo del GMC, possa contribuire a far rilassare il paziente permettendogli di “giocare” con la propria storia, rendendo l’esperienza sicuramente più dolce e allo stesso tempo più viva ai suoi occhi.
Maurizio Coletti
Fabiana Alberti
Enrico Bellucci
Chiara Patruno
Angela Viscosi.
[¹] S. Montagano, A. Pazzagli, Il genogramma. Teatro di alchimie familiari, Franco Angeli, 2012
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Ho trovato interessante l’articolo su GMC. Vorrei sapere se si possono avere maggiori informazioni su l’utilizzo del tableau e se esiste del materiale specifico da utilizzare. Inoltre se c’è una bibliografia più ampia.
Grazie Fabrizio per il tuo commento.
Un’approfondimento, completo anche di indicazioni bibliografiche, è in fase di completamento e verrà pubblicato sulla rivista Piscobiettivo. Daremo comunque ulteriori indicazioni anche sul blog non appena ne avremo terminata la revisione.
Trovo questo strumento molto adeguato per per lavorare sulla conflittualità della coppia.