Il cognitivsmo post-razionalista è un cognitivismo sistemico

cognitivismo post-razionalista

Seminario

“IL COGNITIVISMO POST-RAZIONALISTA E’ UN COGNITIVISMO SISTEMICO”

Adele De Pascale

L’approccio cognitivista costruttivista e postrazionalista alla psicologia e alla psicopatologia, orientato in termini di processi sistemici complessi, sottolinea la stretta interdipendenza di processi quali l’evoluzione, l’emozione, il linguaggio e la coscienza.

L’approccio postrazionalista prende forma per lo più nell’opera di Guidano, che è stato uno dei massimi teorici ed esponenti di quel cambiamento epistemologico che si realizza nel rendere «la conoscenza dal punto di vista di chi la possiede» metodo per la psicoterapia e modello concettuale per intendere lo sviluppo e la conoscenza individuale. Con l’ampliamento della prospettiva epistemologica, empirista associazionista e tradizionale, e l’elaborazione di una psicologia del Sé che utilizza la cibernetica, la teoria dei sistemi, l’intelligenza artificiale, ovvero i settori emergenti della “rivoluzione cognitiva” esplosa negli anni ’70-’80 nel mondo anglosassone, Guidano arriva a formulare la nozione di identità personale intesa come un’organizzazione gerarchica di conoscenza, emozioni, percezioni e memoria, una vera e propria teoria strutturale del Sé e del mondo cosciente, in cui gli eventi del passato, del presente e del futuro si connettono in una sorta di continuum che si articola dalla normalità alla psicopatologia. All’inizio degli anni ’80 si andava, inoltre, sempre più evidenziando la discrepanza tra la “linearità” logica dell’impostazione della psichiatria descrittiva e la “complessità” multiforme dell’esperienza umana che si incontrava nella pratica clinica, mentre in ambito cognitivista e relazionale si tentava un’integrazione delle ipotesi di sviluppo che vedessero l’interfaccia dei processi familiari con quelli individuali. La convergenza interdisciplinare, che costituisce il paradigma della complessità, e che si stava verificando tra la 2a cibernetica, la termodinamica irreversibile, il pluralismo evolutivo, la scienza cognitiva, l’epistemologia evolutiva o naturale, ecc., cambiava in modo radicale la relazione tradizionale tra osservatore e osservato, permettendo l’elaborazione di un’epistemologia costruttivista: più che la rappresentazione di un ordine esterno, l’ordinamento della realtà – che comunemente chiamiamo esperienza personale – viene visto come la costruzione attiva e autonoma di un sistema, che plasma il suo proprio ordine interno a partire da un flusso di stimoli variabili e imprevedibili, definendo allo stesso tempo la sua individualità e identità come sistema: «Questa prende forma gradualmente nel corso dello sviluppo individuale, e […] ognuno di noi, pur vivendo in una realtà sociale “oggettivamente” condivisibile, costruisce attivamente, a livelli estremamente articolati, di ordinamento percettivo individuale, il suo punto di vista “dall’interno” assolutamente unico ed esclusiamente soggettivo». Quello che è ormai dichiaratamente un approccio cognitivista-sistemico vuole sottolineare ed evidenziare il ruolo fondamentale svolto dai processi attraverso i quali l’individuo – e con esso le sue funzioni cerebrali – per sua stessa natura, non può fare altro che costruire e attribuire alla realtà i suoi personali significati. Con l’evoluzione si sarebbero specializzate e raffinate le emozioni – le cui basi biologiche condividiamo con i primati superiori – e con questo si sarebbe resa necessaria una sempre più astratta modalità di ordinare l’enorme mole di dati di cui il cervello poteva via via disporre. Le abilità cognitive radicate nella qualità emotiva dell’ esperienza consentono, man mano che si sale nella scala filogenetica, forme sempre più complesse di riflessività, fino alla necessaria abilità di riconoscere l’intenzione dell’altro e di conseguenza di usare la possibilità di “mentire”. Il linguaggio – astratta abilità necessaria a fornire l’ordinamento di dati di esperienza sempre più numerosi, e probabilmente evolutasi a partire da competenze motorie – comporta di pari passo la possibilità, per un sistema conoscitivo, di avere coscienza di sé, e per far questo di doversi contemporaneamente “distaccare” da sé ovvero di dovere esperire una profonda condizione di solitudine. Ecco che il progressivo sviluppo delle abilità cognitive si lega alla possibilità di “ingannare” e di “autoingannarsi” di pari passo all’acquisizione di sempre più avanzati e ulteriori livelli di consapevolezza.

L’infanzia, la fanciullezza, l’età adulta, compresa la senescenza, costituiscono le diverse fasi di quello sviluppo irreversibile della vita individuale, caratterizzate dalle loro peculiarità organizzative, biologiche, affettive e cognitive, determinanti nella costruzione, nel mantenimento e nel cambiamento dei propri significati personali. Ed è qui che il cognitivismo sistemico trova uno dei più promettenti ambiti di integrazione con gli approcci tradizionalmente relazionali e con tutta la psicologia del Sé: come Scabini aveva già sottolineato (da un’ottica psicodinamica), le fasi dello sviluppo individuale si integrano in modo coerente o discrepante con quelle dello sviluppo dei sovrasistemi familiari, contribuendo alla normalità o alla patologia.

La condivisione di un’ epistemologia sistemica, come premessa di un dialogo tra diversi modelli di intervento, consente una concezione relazionale e interattiva della formazione e dello sviluppo della mente nella quale è possibile ritrovare i presupposti epistemologici comuni ad alcune correnti della psicoanalisi come a diversi modelli di molte altre aree della psicologia del profondo e della psicologia clinica. I processi cognitivi si articolano, nel corso dello sviluppo individuale, ordinando i vari sottosistemi di reazioni e di significati che costituiscono tutta l’identità personale, in uno specifico processo autoreferenziale di costruzione del significato personale.

Come in un sistema vivente, ciò che rende possibile la sopravvivenza è il mantenimento della sua organizzazione biologica; così per un sistema conoscitivo ciò che consente il più corretto funzionamento è il mantenimento della propria organizzazione o coerenza o identità.

Proseguendo la ricerca sui modelli di sviluppo e di dinamica del Sé, l’approccio postrazionalista si concentra verso l’elaborazione di un modello evolutivo e processuale della psicopatologia e sulla definizione delle corrispondenti strategie di intervento psicoterapeutico, arrivando così a definire le relazioni complesse tra emozione, pensiero e identità, nel corso della vita individuale, unitarie e instabili nel tempo, per la continua trasformazione dovuta all’incessante assimilazione dell’esperienza che si verifica nel corso della vita, in termini di “organizzazione di significato personale”(OSP). Gli scompensi clinici, nevrotici o psicotici, possono pertanto essere “riletti” come riorganizzazioni critiche, problematiche, che il significato personale può aver incontrato nelle varie fasi del ciclo di vita individuale. Secondo l’approccio fin qui descritto e dalla posizione epistemologica che lo stesso consente, le attuali evidenze sperimentali sembrano far intravedere la possibilità di gettare un ponte fra la psicologia clinica e la psichiatria biologica, quando sottolineano il ruolo evolutivo dei processi di autoregolazione emozionale alla luce della condivisione del riconoscimento della natura interattiva della specie umana, e del ruolo di regolatori biologici svolto dai processi relazionali precoci durante lo sviluppo individuale, sulla base di evidenze scientifche che provengono da ambiti disciplinari diversi. ( tratto da ADELE DE PASCALE, Evoluzione, emozione, linguaggio e coscienza nell’approccio postrazionalista alla psicoterapia,  Rivista di psichiatria, 2011, 46, 5-6 )

Adele De Pascale

 

Psicologo psicoterapeuta, ha completato il corso di “terapeuta relazionale” ( iniziato nel 1973 a Via della Bufalotta) nel dic.1977  presso il Centro di Terapia Familiare e Relazionale – Coop. RANDOM, via Falloppio,2 ed ha conseguito il titolo di didatta nel nov.1982; socio didatta dal 1985, anno della fondazione della S.I.P.P.R. – Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale.

Socio fondatore dal 1972 della Società Italiana di Terapia del Comportamento, e iscritta dal 1978 a tutt’oggi come socio ordinario della S.I.T.C.C. – Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva all’interno della quale ha completato il training di formazione in Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva (A.A. 1975/76) e nella quale svolge attività di approfondimento degli aspetti clinici, teorici e applicativi dell’approccio cognitivo comportamentale ai problemi psicologici. Socio didatta dal 2002.

Responsabile UOD Universitaria per i Disturbi delle Condotte Alimentari Adulti, della “Sapienza” Università di Roma Polo Pontino, Dipartimento di Salute Mentale, presso il Presidio Ospedaliero Centro “A. Fiorini” di Terracina (AUSL  LT).

Ricercatore conf., Docente Incaricato di PSICOLOGIA CLINICA (Sett.Disc. MPSI 08) al Corso di Laurea Magistrale “E” in Medicina e Chirurgia, della Facoltà di Farmacia e Medicina, Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche – Polo Pontino di Latina – Università La Sapienza di Roma e Docente di Psicoterapia Cognitiva nella I Scuola di Specializzazione in Psichiatria (Dir. Prof. M. Biondi) della Facoltà di Medicina e Odontoiatria, Dipartimento di Neurologia e Psichiatriche della Sapienza Università di Roma.

Direttore del MASTER INTERNAZIONALE DI SECONDO LIVELLO ( Sapienza – San Sebastian Santiago del Cile) IN “PSICOTERAPIA COGNITIVISTA COSTRUTTIVISTA E POSTRAZIONALISTA” .

Tra le molte pubblicazioni ricordiamo: